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Roma, Camera dei deputati, mercoledì 13 dicembre 2006
REATO DI TORTURA
Intervento di Marco Boato per dichiarazione di voto finale
Stenografico Aula in corso di seduta n. 86 di mercoledì 13 dicembre 2006

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Pecorella; Forgione e Daniele Farina;
De Zulueta ed altri; Suppa ed altri: Introduzione dell'articolo 613-bis del codice penale in materia di tortura.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 015 ed abbinate)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi, preannuncio con convinzione il voto favorevole dei Verdi sul provvedimento in esame. Quest'ultimo, come tutte i progetti di legge, è perfettibile e, con riferimento ad esso, sono stati sollevati anche rilievi critici da parte di attenti osservatori sotto il profilo della dottrina.

Tuttavia, consideriamo comunque un evento storico (permettetemi di usare questa espressione) il fatto che, finalmente, questo ramo del Parlamento (mi auguro che anche il Senato lo faccia tempestivamente) giunga ad approvare l'introduzione del delitto di tortura all'interno del nostro codice penale.

Credo che, opportunamente, sia stato richiamato il modo in cui la Commissione ha lavorato, anche insieme alla nostra collega Paola Balducci, elaborando il testo, che poi è stato perfezionato e migliorato in Assemblea attraverso alcune votazioni «trasversali», che credo non debbano scandalizzare nessuno. Infatti, è giusto che, rispetto a queste materie, vi sia la più ampia convergenza parlamentare.

Vorrei ringraziare, in modo particolare, il presidente e relatore della Commissione, onorevole Pino Pisicchio, non solo per aver condotto con grande rigore ed equilibrio i lavori preparatori in sede referente e in Assemblea, ma anche per aver voluto improntare la discussione sulle linee generali - che si è svolta lo scorso 4 dicembre - ad una dimensione di carattere storico, politico e culturale, sotto il profilo interno e internazionale.

Personalmente, non posso fare altrettanto, perché ho pochi minuti a disposizione per svolgere la mia dichiarazione di voto. Ma vorrei ricordare in quest'aula, come ha fatto il collega presidente Pisicchio, i nomi di Cesare Beccaria, autore di Dei delitti e delle pene del 1764, e di Pietro Verri, autore di Osservazioni sulla tortura, del 1804. Non è un vezzo di carattere dottrinale, ma un modo per far comprendere in quale solco si inserisca l'iniziativa legislativa di oggi.

È una prospettiva storica che riguarda anche la dimensione internazionale in cui si colloca il nostro paese. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, alla quale l'Italia aderì, all'articolo 5 prevede specificatamente il reato di tortura. La stessa previsione è contenuta nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 e nel Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966.

Purtroppo, nonostante i richiami a Pietro Verri e a Cesare Beccaria, oggi, stiamo tardivamente, ma giustamente, adempiendo a un obbligo che abbiamo assunto sottoscrivendo la Convenzione contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani o degradanti, firmata a New York il 10 dicembre del 1984, che venne ratificata dall'Italia con la legge 3 novembre 1988, n. 498. Purtroppo, a quella ratifica non era seguito nulla.

Con eleganza il presidente e relatore Pisicchio, nella discussione sulle linee generali, ha affermato che il legislatore del 1988 non ritenne necessaria l'introduzione nel nostro ordinamento di una specifica fattispecie penale. Dico «con eleganza», perché io sarei stato anche più «brutale» nella critica e nella autocritica nei confronti del Parlamento della Repubblica italiana.

Vorrei leggere anche un passo ulteriore. Giustamente, si aggiunge da parte del relatore che, a distanza di circa diciotto anni (in realtà, sono passati 22 anni dalla firma e 18 dalla ratifica), si è avvertita l'esigenza di rivedere quella scelta, considerato che la legislazione vigente non sembra punire in maniera adeguata tutte le condotte riconducibili alla nozione di tortura, così come intesa non soltanto dalla Convenzione di New York, ma anche dal comune sentire.

Giustamente è stata utilizzata dal collega Pisicchio l'espressione «zona grigia» per individuare quell'area che rimaneva scoperta tra le ipotesi di reato già contenute nel nostro codice penale che, se non ricordo male, nel dibattito il collega Daniele Farina ha indicato anche puntualmente - ossia quelle previste e punite dagli articoli 606, 608, 609, 581, 582 ed altri del codice penale - e la nozione di tortura contenuta nella Convenzione di New York, rispetto alla quale il testo che stiamo per votare in quest'aula è anche più ampio e di portata più generale. Pertanto, è opportuno che noi, anche se tardivamente, siamo giunti a fare questa scelta. Non so se sia stato opportuno il riferimento fatto dal collega Cirielli, in polemica con il centrosinistra, rispetto a ciò che è avvenuto nella scorsa legislatura. Nella scorsa legislatura è avvenuto qualcosa di gravissimo da parte, purtroppo, del centrodestra di allora - do atto che il comportamento oggi è diverso -, se si arrivò ad approvare in aula un testo assolutamente inaccettabile, in contrasto con la Convenzione di New York e starei per dire di carattere criminogeno! Per tale motivo il ricordato provvedimento legislativo, nella scorsa legislatura, si è bloccato. Devo dare atto che in questa legislatura il lavoro svolto, prima dalla Commissione giustizia, ed ora in aula, ha riscontrato un'amplissima convergenza. Ho ascoltato preannunziare solo un voto di astensione, da parte del collega Brigandì della Lega Nord Padania, a titolo personale. Mi auguro che si registri, salvo tale astensione, l'unanimità dell'Assemblea rispetto ad un testo che, ripeto, anche con gli emendamenti che sono stati approvati questa mattina, è largamente condivisibile, anche se, ovviamente, come tutti i testi legislativi, è ulteriormente perfezionabile. Credo, tuttavia, che su tale aspetto possa e debba prevalere l'esigenza di una rapida approvazione anche da parte dell'altro ramo del Parlamento.

Nel confermare, quindi, il voto favorevole del gruppo dei Verdi, mi associo anch'io all'auspicio che è stato fatto nella discussione sulle linee generali dalla collega Suppa del gruppo L'Ulivo, quando la medesima ha auspicato che quanto prima possa essere ratificato dall'Italia anche il Protocollo addizionale aggiuntivo sulla tortura che l'Italia stessa ha firmato ad agosto del 2003. Questo è un invito che rivolgo ai rappresentanti del Governo presenti in quest'aula. Si tratta, infatti, di un'iniziativa che è opportuno assuma tempestivamente il Governo, per presentare un disegno di legge di ratifica al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

 

  Marco Boato

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